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Approvata la legge regionale: un'iniziativa di altissimo valore

La legge regionale di iniziativa popolare in materia di circolazione di rifiuti speciali è una realtà. Dopo la raccolta delle 16mila firme (avviate nell'agosto 2006), finalmente il Consilgio regionale ha approvato lo scorso 18 ottobre 2007 il testo integrale della bozza dei comitati promotori. Vi proponiamo un articolo scritto dall'Avv. Antonio Lupo, legale del Comitato "Vigiliamo per la discarica", uno dei principali autori di questo importante testo di legge, che ha segnato una svolta storica nella nostra regione, e probabilmente in Italia. Quanto segue è tratto da un articolo pubblicato dal legale per il periodico grottagliese "Via Crispi".

Con la legge regionale di iniziativa popolare approvata dal Consiglio regionale il 18 ottobre, siamo dinanzi a un evento che può essere definito storico per ragioni non solo statistiche.

E’ la prima volta che una legge regionale di iniziativa popolare viene approvata in Puglia e probabilmente in Italia (se qualcuno può provare il contrario, lo prego di segnalarlo).

E’ una iniziativa di altissimo valore civile perché offre al legislatore regionale una soluzione voluta direttamente dai cittadini pugliesi. Una soluzione non per una cosa amena o per un problema di rilevanza secondaria, ma per una delle questioni più gravi della nostra epoca: lo smaltimento dei rifiuti speciali e la sua pericolosa movimentazione. Un problema in cui entrano in gioco interessi pubblici di rango primario, come quello alla tutela della salute, del territorio e dell’ambiente, oltre che interessi economici privati enormi e non sempre limpidi, come testimoniano tutte le relazioni della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.

Penso che nessuno possa mettere in dubbio che l’approvazione di questa legge rappresenta uno dei fatti politici più importanti della nostra storia sociale e politica. E ciò indipendentemente dalla circostanza che alcuni mezzi di comunicazione di massa, in maniera miope o asservita a interessi economici e/o pseudo politici ben individuati, non abbiano voluto dare il giusto risalto a questo evento.

Prendiamo atto che il Governo regionale, per mezzo dell’Assessore Losappio, e il Consiglio regionale tutto (con una sola astensione) hanno voluto assecondare questa iniziativa, accogliendo le istanze di partecipazione di sedicimila cittadini.

Voglio inoltre pubblicamente ringraziare il Consigliere regionale Luciano Mineo, che ha seguito e apprezzato la proposta di legge, intuendone intelligentemente i suoi importanti e più profondi significati. Egli, inoltre, è stato uno di quelli che ha più sinceramente apprezzato lo sforzo di trovare una qualche soluzione a contenere a non più del dovuto e del necessario lo smaltimento negli impianti pugliesi di rifiuti speciali di provenienza extraregionale.

Mi piace inoltre ricordare il contributo del Presidente della V Commissione, Mita, che si è dimostrato all’altezza del compito di relatore di questo disegno di legge in Assemblea regionale.

La proposta di legge si fonda su due principi fondamentali già da tempo tracciati dall’Unione europea: il principio di prossimità, in forza del quale i rifiuti speciali devono essere smaltiti in luoghi prossimi a quelli di produzione; il principio di appropriatezza, secondo il quale i rifiuti speciali devono essere smaltiti solo in impianti idonei a riceverli. Benché il decreto "Ronchi" avesse recepito questi principi, ciò era stato fatto (come peraltro avvenuto anche con l’attuale codice dell’ambiente) attraverso un loro generico richiamo, senza cioè individuare le modalità che ne garantissero la loro concreta ed immediata attuazione, rinviando al piano regionale di gestione dei rifiuti l’individuazione delle modalità attraverso le quali si sarebbe dovuto "assicurare" il rispetto di tali principi. Sennonché è accaduto che il piano regionale di gestione dei rifiuti approvato nel 2001 durante il Commissariamento del Presidente Fitto, ha ritenuto che il principio di prossimità fosse "debole", e che per i rifiuti speciali, da considerarsi merci qualsiasi, valesse invece il principio della loro libera circolazione. Da qui l’impossibilità, secondo il vecchio piano regionale, di limitare e/o disciplinare lo smaltimento dei rifiuti speciali extraregionali. Sennonché il richiamo al principio della libera circolazione delle merci a proposito dei rifiuti speciali era davvero anacronistico, risalente cioè al tempo in cui la Comunità Economica Europea (allora non ancora Unione europea), avendo una visione prevalentemente economicista delle proprie funzioni e attività, non aveva ancora adottato politiche e normative in tema di tutela dell’ambiente; un richiamo, quello contenuto nel piano regionale del 2001, che non teneva affatto conto di quell’orientamento della Corte di giustizia della Comunità Europea che, invece, aveva più volte evidenziato che per i rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi non potesse valere il principio della libera circolazione delle merci. Anche la successiva correzione effettuata dal Presidente Vendola nella sua qualità di delegato all’emergenza rifiuti, non è valsa a evitare la violazione in concreto dei principi comunitari più volte detti. Pur richiamando la necessità di rispettare i principi di prossimità e appropriatezza nello smaltimento dei rifiuti speciali (e ciò probabilmente nella speranza che così facendo, si sarebbe evitata una ulteriore procedura di infrazione dinanzi alla Corte di giustizia della Comunità Europea, con conseguenze nefaste sotto altri profili), il piano del Presidente Vendola adottato alla fine del 2005 si era limitato ad enunciarli ancora una volta genericamente, senza cioè assicurarne la concreta applicazione attraverso apposite misure. Solo con la legge regionale di iniziativa popolare recentemente approvata sono individuate le soluzioni per rendere effettivo il loro rispetto. Si tratta di regole molto semplici: il produttore e/o trasportatore di rifiuti speciali, per smaltire i rifiuti in impianti siti nella regione Puglia, deve munirsi di certificati rilasciati dalle autorità extraregionali competenti più vicine ai luoghi di produzione e/o provenienza dei rifiuti rispetto ai luoghi in cui si trovano gli impianti siti nella regione Puglia. Per poter smaltire i rifiuti negli impianti pugliesi è necessario che da questi certificati risulti che non esistono impianti di smaltimento appropriati più vicini rispetto a quelli siti nella regione Puglia. I certificati delle autorità extraregionali competenti possono essere sostituiti da autocertificazioni del produttore e/o trasportatore di rifiuti speciali. L’autore delle autocertificazioni può essere punito penalmente in caso di dichiarazioni false. Qualora non risulti dai certificati o dalle autocertificazioni che l’impianto pugliese è quello appropriato più vicino, lo smaltimento effettuato in violazione di queste regole è da considerarsi illecito.

Nella V Commissione "Ambiente e territorio" della regione, nel corso della discussione della proposta di legge, è emersa la necessità di apportare alcune correzioni. Gli emendamenti, - corretti a loro volta anche da subemendamenti proposti su nostro suggerimento -, l’hanno migliorata; e ciò è stato fatto senza intaccare minimamente l’impianto della proposta di legge di iniziativa popolare. Queste correzioni, va riconosciuto anche ad onore della correttezza dell’operato della V Commissione ben diretta dal Presidente Mita, sono avvenute con il contributo e il consenso dei comitati.

Ci sono voci secondo cui i gestori delle discariche sarebbero già pronti ad intraprendere ricorsi ed azioni legali contro questa legge. Naturalmente lo abbiamo messo nel conto. Sarà una battaglia durissima, perché si farà di tutto per abbattere una legge che riduce drasticamente il volume dei rifiuti speciali che possono essere smaltiti negli impianti siti nella regione Puglia, riducendo di molte (oserei dire moltissime) centinaia di milioni di euro, gli affari che si consumano sulla nostra pelle, sul nostro territorio e sul nostro bene ambiente. E’ possibile che persino il Governo nazionale, tramite l’Avvocatura dello Stato, impugni questa legge dinanzi alla Corte costituzionale. Dovremo attrezzarci anche per questo. Il disegno di legge di iniziativa popolare è stato elaborato tenendo conto sia delle pronunce della Corte costituzionale intervenute su leggi regionali che si erano occupate del problema dello smaltimento dei rifiuti speciali extraregionali, sia delle sentenze della Corte di giustizia della Comunità Europea che avevano ritenuto non applicabile ai rifiuti speciali il principio della libera circolazione delle merci. In particolare si è tenuto ben presente che non sarebbe stato possibile, - come avvenuto per altre leggi regionali giustamente annullate dalla Corte costituzionale -, vietare semplicemente l’ingresso dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi di provenienza e/o produzione extraregionale. La nuova legge regionale pugliese, come chiunque può constatare anche a una sommaria e superficiale lettura, non vieta ma regola l’ingresso dei rifiuti speciali extraregionali secondo i più volte richiamati principi di prossimità e appropriatezza. La regolamentazione della circolazione dei rifiuti è stata inoltre ritenuta necessari proprio dalle sentenze della Corte di Giustizia della Comunità Europea che hanno ritenuto non solo possibile ma doverosa la regolamentazione della movimentazione dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi. E ciò per ovvie intuibili ragioni di salute pubblica e di tutela dell’ambiente.

Per altro verso ci sarà qualcuno che sosterrà l’incompetenza del legislatore regionale a legiferare sull’ambiente, essendo l’ambiente un ambito di materie riservato al legislatore statale. Anche in questo caso, nell’elaborazione de disegno di legge, si è tenuto conto di un orientamento della Corte costituzionale, secondo cui, essendo l’ambiente non una "materia" ma un ambito di competenze in cui si intrecciano tra l’altro materie come la salute e/o il governo del territorio, di sicura competenza regionale, la regione può in tali casi legiferare. E nessuno può seriamente mettere in dubbio che regolando la movimentazione e lo smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi nel territorio regionale, si tutela innanzitutto la salute e si governa proprio il territorio.

Questa è, sommariamente, la dottrina sulla cui base è stato concepito il disegno di legge di iniziativa popolare. Se è vero che (fortunatamente, direi) non esiste l’onnipotenza e l’onniscienza giuridica, è però anche vero che il lavoro svolto è stato fatto al meglio delle possibilità di ciascuno di noi.

Nell’ipotesi in cui la Corte costituzionale dovesse dichiarare incostituzionale la legge, siamo anche pronti ad assistere alla eventuale discesa dal "carro dei vincitori" di coloro che sono già saliti al momento della sua approvazione. Saranno gli stessi che, con quell’aria di chi la sa sempre più lunga di noi e degli altri (ve l’avevo detto io….), hanno cominciato a seminare discredito e scetticismo per le azioni dinanzi agli organi della giustizia amministrativa (<>), che sono saliti su quell’altro "carro dei vincitori" quando il TAR Lecce ha accolto il ricorso del Comitato, che sono immediatamente scesi quando il Consiglio di Stato ha inopinatamente annullato la sentenza di primo grado, e che hanno voluto infine propinarci la necessità di fare "profonde riflessioni" sul "fallimento" dell’iniziativa giudiziaria. Saranno sempre quelli che non sbagliano mai perché non fanno o propongono nulla, o che propongono soluzioni comunque innocue e del tutto inidonee ad incidere effettivamente sulle scelte concrete di chi detiene e gestisce il potere.

Non dobbiamo mai dimenticare che nessuno ci ha mai offerto soluzioni alternative, benché, come si ricorderà, abbiamo aspettato per lungo tempo che qualcuno ci offrisse proposte migliori. E ciò, naturalmente, prima del suo inizio e del suo esito.

Se la politica, secondo una delle sue definizioni più classiche, è la scienza e l’arte di governare, l’elaborazione, la sottoscrizione, la presentazione e la discussione di questa legge si qualificano come attività politiche nel senso più classico della parola. E’ stata infatti proposta e approvata una soluzione concreta per governare il problema dello smaltimento di rifiuti speciali di provenienza o produzione extraregionale, in impianti siti nella regione Puglia.

Lo smaltimento di rifiuti speciali di provenienza o produzione regionale è diventato un problema serio per l’ambiente e la salute dei cittadini pugliesi e di quelli jonici in particolare. E’ un fenomeno che ha assunto dimensioni preoccupanti per l’incessante e incontrollata approvazione di nuovi progetti di discariche per rifiuti speciali, le cui capienze sono cresciute con progressione geometrica. Senza contare che progetti di vere e proprie nuove discariche sono state spesso "camuffate" da cosiddetti "ampliamenti" di discariche preesistenti.

La gravità di questo fenomeno si è accentuata a Grottaglie per la mancanza di interlocutori istituzionali comunali all’altezza. L’Amministrazione comunale si è distinta per la disinvoltura con la quale ha espresso pareri favorevoli alla realizzazione di ben tre discariche per rifiuti speciali nel nostro territorio. Partendo dal presupposto, comune a qualsiasi persona di buon senso, che lo smaltimento dei rifiuti è un problema per la salute, il territorio e l’ambiente, verrebbe da dire che, se la politica e l’arte e la scienza di governare, l’Amministrazione comunale di Grottaglie ha fatto autentica "antipolitica". E ciò non solo e non tanto nel non avere saputo affrontare e/o risolvere il problema che abbiamo sotto gli occhi di tutti (a volte possono esserci dei limiti oggettivi indipendenti dalla volontà di ciascuno), quanto soprattutto per l’ostentato rifiuto di risolverlo, chiudendosi in un cocciuto e incomprensibile rifiuto di dialogare con il Comitato "Vigiliamo per la discarica" e/o anche solo di esaminare le istanze sottoscritte da migliaia di cittadini grottagliesi. Tutto ciò ha causato una frattura gravissima tra istituzioni comunali e una buona parte dei cittadini. Certamente la frattura più ampia nella storia della nostra comunità, come dimostrato dal corteo dei quattromila del 6 ottobre. Una frattura che probabilmente, se il Sindaco e la sua amministrazione non comprenderanno di aver fatto errori troppo gravi, e che pertanto le loro dimissioni sono necessarie, è destinata ad ampliarsi ulteriormente. Siccome le dimissioni sono del tutto improbabili (anzi, possiamo dare per certo che nessuno dei nostri amministratori compierebbe un atto politico così serio), è assolutamente vitale per il Comitato "Vigiliamo per la discarica" e per gli altri movimenti e/o associazioni che sostengono iniziative contrarie alla realizzazione di questo e di altri nuovi impianti di smaltimento di rifiuti speciali, continuare a mantenere una condotta civile e composta, nel pieno rispetto della legalità, resistendo ai continui tentativi di mistificare la realtà; tentativi che ormai cominciano a lasciare il tempo che trovano almeno tra i cittadini più avvertiti. Chi rappresenta seriamente e onestamente le istituzioni e quei cittadini (sempre più numerosi) che conoscono davvero la questione della discarica, non può non sapere da che parte sta il bene e dove invece c’è il male.

03 Nov 2007

COMITATO VIGILIAMO PER LA DISCARICA